La notizia, anticipata dall'Handelsblatt, è stata poi confermata dalla casa di Wolfsburg: si va verso un "taglio agli investimenti e a 30.000 posti di lavoro entro il 2020", due terzi dei quali negli stabilimenti tedeschi. L'obiettivo è ridurre nei prossimi quattro anni "i costi di quasi 4 miliardi di euro". La composizione delle riduzioni d'organico, sintetizza la Reuters, dovrebbe prevedere 30mila tagli nel complesso, 23mila dei quali in Germania.
Si dovrebbe dunque trattare di uscite "morbide", realizzate anche attraverso pensionamenti anticipati, mentre 9mila persone saranno coinvolte nei progetti elettrici: è anche questo il simbolo della transizione avviata dal colosso tedesco, tramortito nei mesi scorsi dallo scandalo Dieselgate. Il pacchetto dell'accordo, in discussione fin dallo scorso giorno, è denominato "futuro". Gli obiettivi di risparmio riguardano per 3 miliardi gli stabilimenti tedeschi e per 700 milioni quelli nel resto del mondo.
Il taglio dei posti di lavoro è stato concordato con il capo del consiglio di fabbrica Bern Osterloh, che in cambio ha ottenuto la garanzia della "sopravvivenza di tutti gli stabilimenti" e una serie di "garanzie sociali come i prepensionamenti", scrive di nuovo l'Handelsblatt. All'estero, i tagli riguarderanno soprattutto America del Nord e Brasile.
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